Camminando all’interno del Festival del Mondo ti perderai all’interno del nostro continente: un mondo fatto di storie, leggende e tradizioni che rievocano la grandezza di un passato che ne ha permesso il presente e prepara al futuro.
Scopri le attrezzature agricole dei contadini, come si arava la terra e come si procacciava il cibo, come i cowboy intagliavano il legno, lavoravano il ferro e il cuoio dei loro accessori in pellame. Vivi i pellerossa nella ricostruzione di un loro villaggio tipico e scoprine carpenteria e leggende.
Lo sai cosa è un a Yurta Mongola e cosa c’è al suo interno? Che il cappello è fonte di gloria nella tradizione femminile mongola?
Lo sapevi che i mongoli hanno stivali chiamati Gutul con le punte rivolte verso l’alto per rappresentare amore e rispetto vero la natura?
Osserva i vari abiti orientali: Hanbok coreani a vita alta, Kimoni sofisticati e Sari colorati, perditi tra le mostre fotografiche dell’India moderna a quelle d’arte del Sud America, e ancora tra katane giapponesi, tori, origami, bonsai e una riproduzione del Taj Mhal!
E ancora mostre gastronomiche del Sud America, percussioni dal Brasile, Frida Kalho, antichi strumenti irlandesi e una riproduzione dell’esercito di terracotta e delle rovine Maya.
Mostre di insetti thailandesi, bambole coreane, strumenti, allestimenti evocativi e molto altro ancora!
Sarà possibile anche visitare una vera e propria esposizione delle antiche attrezzature agricole, potrete vedere da vicino gli aratri utilizzati un tempo dai contadini, e ancora falci, pale, carriole, tinozze, un emozionante viaggio nel mondo rurale di un tempo
Potrete vedere da vicino alcune tra le più antiche carrozze che hanno fatto la storia dei mezzi di trasporto a traino!
Potrai osservare da vicino una vera diligenza e le prime mappe tracciate degli gli Stati Uniti, ed il Conestoga, il famoso carro di legno dotato di una copertura leggera che divenne leggenda! Potrai immergerti nelle atmosfere di quei lunghi viaggi.
All’interno del Festival Country, potrete visitare una vera e propria mostra di strumenti musicali tradizionali della musica Country, che vi racconteranno la storia di questo genere dalle origine ai giorni nostri.
Una mostra dedicata agli strumenti tipici dell’antico West, una serie di Banjo, armoniche a bocca, mandolini originari dell’Irlanda utilizzati in America dal 1750 in poi.
Potrete rivivere la storia della musica Country attraverso questa mostra di strumenti tradizionali!
Un tipico villaggio di frontiera di metà ‘800 vi accoglierà al Festival Country, con tutto il fascino del vecchio west da vivere per gli appassionati e per i più piccoli, passando dal saloon al barber shop, dall’ufficio dello sceriffo al patibolo o alla vecchia miniera, tra balle di fieno e cowboys dal grilletto facile…
Al Festival Country non poteva mancare la fedele riproduzione di un tradizionale Saloon, popolato di minatori, cercatori d’oro, fuorilegge e ranger. All’interno di questa straordinaria struttura vi sembrerà di trovarvi nelle brulle lande dell’America Western, dove potrete gustare un corposo whisky circondati da cowboy e vivendo il genuino clima dei film di John Wayne e Clint Eastwood. In collaborazione con i Rancheros.
Un mestiere indispensabile che oggi come allora, permette ai nostri amici cavalli di poter mantenere le loro tre andature in qualsiasi terreno. All’interno della fiera troverai una raccolta fotografica che celebrerà questo nobile e duro lavoro, nato in America nel 1700. Inoltre un maniscalco dal vivo ci illustrerà come si batte il ferro caldo e ci dimostrerà che cosa possa “nascere” da vecchio ferro di cavallo.
All’interno del Festival Country potrete ammirare veri artigiani del cuoio, che lavoreranno la pelle dal vivo come si faceva ai tempi del west!
Un’arte antica ricca di fascino, grazie alla quale fu possibile avviare uno dei primi grandi mercati economici americani del 1750. Potrete acquistare oggetti realizzati al momento per voi!!!
I pionieri erano falegnami nati, sapevano tagliare il legno con abilità; utilizzare asce, scalpelli e seghe di tutti i tipi. Troverete, all’interno del Festival, intagliatori del legno, potrete ammirarli mentre creano con le loro mani utensili in legno, e acquistare oggetti personalizzati al momento per voi!
Avrete l’opportunità unica di osservare dal vivo scalpellini al lavoro e fantastiche esibizione del taglio del legno.
Un’area dedicata a mostre di abiti tipici, costumi e maschere speciali, abiti squaw, accessori utilizzati per danze e rituali dalle tribù Indiane.
Una sezione interamente riservata alle armi e attrezzi utilizzati dai guerrieri indiani, da Toro seduto a Nuvola rossa, frecce, lance, archi, mazze.
Avrai la possibilità di vedere armi per cacciare, armi da difesa, veri attrezzi da lavoro utilizzati da queste leggendarie popolazioni.
Il cibo prima di arrivare in tavola compie un lungo viaggio: dagli allevamenti arriva la carne, dai campi arrivano gli ortaggi e la frutta, il vino, gli olii. Ma come venivano creati una volta tutti questi prodotti? Nel festival country potrai vedere con i tuoi occhi gli antichi strumenti di lavoro dei contadini, gli aratri utilizzati per arare i campi, il torchio usato per strizzare l’uva e produrre il vino, le botti dove veniva macerato, le tavole dove veniva impastato il pane. E ancora le falci usate per tagliare le spighe di grano e i carri che trasportavano il fieno fin dentro gli allevamenti per nutrire le mucche! Tutti strumenti e attrezzi antichi che arrivano direttamente da musei etnografici contadini appositamente per la fiera.
Accanto ad ogni strumento i visitatori potranno leggere le didascalie esplicative. Inoltre, potrai partecipare alla visita guidata condotta da esperti che spiegano come veniva utilizzato l’attrezzo, immergendoti all’interno di un’epoca passata e rivivendo la fatica che i nostri antenati facevano nei campi.
Museo contadino – Andrate
Museo contadino – Villastellone
Al Festival dei Nativi Americani sarà possibile visitare un tipico villaggio indiano allestito mantenendo le caratteristiche originali: tende coniche costruite con una struttura di pali di legno ricoperta di teli e pelli d’animale, utensili, attrezzi, armi da caccia tipiche dei guerrieri Apache o Cherokee, abiti tipici, scene di vita quotidiana dei nativi Americani, rituali, canti sciamanici e tanto altro ancora. Al centro del villaggio sarà inoltre ricreato un sacro fuoco Indiano, intorno al quale verranno narrate storie e leggende della tradizione Pellerossa.
Non solo musica e danze, al Festival Country sarà possibile anche assistere a workshop e didattica sulla costruzione degli utensili tradizionali nella cultura dei Nativi d’America, realizzati da artigiani Nativi.
All’evento That’s America potrete apprezzare alcuni tra i veicoli che hanno contribuito a fare la storia del “sogno americano”, mustang, corvette, cadillac, jeep, viper, e le immancabili supercar americane, un intera area sarà dedicate alle auto made in USA.
Da KITT di Supercar a Bamble Bee di Transformers e al Generale Lee di Hazzard. In esposizione a That’s America potrete ammirare alcune delle auto da sogno dei film e telefilm americani dagli anni ’80 ad oggi che sono rimaste nel cuore di molti appassionati. Fedeli riproduzioni di auto e livree che potrete finalmente osservare da vicino.
Se si parla di miti americani non si può non parlare di Harley Davidson! All’interno di That’s America non poteva mancare dunque un’area dedicata ai chopper piu famosi del mondo grazie a 0585 Garage.
Uno spazio per tutti gli appassionati, e sono molti, dei videogames anni ’80 e ’90, quando non si disponeva ancora della tecnologia di oggi e dell’alta definizione. Titoli che hanno fatto la storia dei videogames e rimasti nel cuore di non più giovanissimi.
Un salto negli anni ’30 per ascoltare buona musica e vedere con gli occhi pezzi di storia!
Il jukebox esordisce nei locali americani negli anni ’30 e approda circa trent’anni dopo anche in Europa. Un mix di musica e luci che rendono questo oggetto un pezzo di storia della musica e ha fatto ballare la gente nei locali pubblici. Dai primi jukebox che riproducevano dischi a 78 giri, ai più moderni che contenevano vinili a 45 giri. Una mostra all’interno dell’area That’s America per entrare nella colora atmosfera di quegli anni.
Il Festival Irlandese vi offrirà la possibilità di immergervi nelle atmosfere celtiche tipiche di questo mondo misterioso ed affascinante attraverso la riproduzione di un antico villaggio celtico. Una suggestiva rievocazione con la partecipazione di numerosi figuranti in costume, che attraverso le strutture tipiche, le tende, gli utensili ricreeranno per voi gli aspetti tradizionali della vita quotidiana del popolo Celtico, dalla preparazione di cibo e bevande all’intaglio delle armi, dall’allenamento e vestizione del guerriero ai riti druidici, attività alle quali il pubblico potrà partecipare calandosi, letteralmente, nei panni di un antico Celtico.
L’Associazione culturale Flamulasca porterà al Festival Irlandese una perfetta ricostruzione di campo celtico con all’interno molteplici attività come: tiro con l’arco, allenamento guerrieri, vestizione guerrieri, ceramica, telaio per la lana, lavorazione della lana con diversi tipi di tessitura , foto in abito sul trono, macina del grano con macina a tramoggia, imparare a suonare il carnix ed il corno più altre piccole attività/giochi per adulti e bambini e aree espositive per didattiche sull’alimentazione, e artigianato e per finire sposalizi celtici!
Il festival irlandese è un’opportunità unica di divertimento ma è soprattutto un’ occasione per conoscere tradizioni e culture diverse. Al festival avremo modo di divertirci con la musica e le danze tradizionali, la gastronomia tipica irlandese ma anche con un’infinità di altri eventi. All’interno della manifestazione trovano spazio alcune mostre fotografiche che illustrano la vita ed i magnifici paesaggi irlandesi. Rari e preziosi strumenti musicali celtici, l’artigianato tradizionale e persino le fiabe e le leggende celtiche. Un’occasione straordinaria per fare nuove amicizie e conoscere la cultura di un popolo di grandi ed antiche tradizioni.
L’arpa è un antico strumento musicale cordofono a pizzico, dotato di 47 corde con un’estensione di sei ottave e mezza e intonato in do bemolle maggiore (gli altri suoni si possono ottenere grazie ai sette pedali), costituita da 1.415 pezzi differenti, tutti necessari alla sua fabbricazione.
L’arpa irlandese, in gaelico “clarsach”, ha origini medievali e veniva utilizzata anche e soprattutto per la accompagnare i racconti di bardi e menestrelli Celtici (da qui infatti il motivo per cui è maggiormente nota com “Arpa Celtica”). Ricavata da un unico ceppo di legno, finemente intagliato, per secoli fu lo strumento che accompagnò i momenti di passatempo della nobiltà. Verso la fine del settecento, l’arpa o meglio la sua immagine, assunse un valore simbolico, adottata come emblema dal movimento indipendentista United Irishmen.
La letteratura romantica e la riscoperta delle tradizioni gaeliche contribuirono in seguito a rafforzare il nesso simbolico tra l’arpa e le aspirazioni del patriottismo irlandese.
L’arpa celtica si differenzia dall’arpa classica usata nelle orchestre sinfoniche per vari motivi:
– E’ più piccola rispetto all’arpa classica
– L’arpa celtica non ha i pedali, ma ha le chiavi, chiamate lever, con cui si ottengono i semitoni (a differenza della grande arpa da concerto)
– Le corde delle arpe celtiche antiche erano di budello di pecora, poi sono state introdotte anche corde metalliche (oggi anche di nylon o carbonio)
La più antica arpa celtica arrivata a noi è quella del Re Brian Borù, conservata al Trinity College di Dublino, databile intorno al XIV secolo.
Corni animali e trombe ad uso bellico, i carnyx sono curiosi strumenti a fiato dalla lunga canna (dalle dimensioni di un uomo) culminanti nel muso di un animale, con il quale i guerrieri celti producevano un forte clangore. Si sono ritrovati anche corni dritti con padiglione svasato o con canneggio curvilineo (tipico delle isole britanniche e dei corni irlandesi dell’età del bronzo).
Si sono trovati vari frammenti di tali corni in bronzo, ottone e anche in terracotta, finchè nel 2004 a Tintignac in Francia sono state riportate alle luce ben 5 teste di carnyx molto ben conservate (4 a testa di cinghiale e 1 di serpente). Nell’iconografia si riporta chiaramente anche il modo di suonare lo strumento, tenuto verticalmente in modo che il suono viaggi da più di 3 metri di altezza. Anche l’imboccatura è come quella di una moderna tromba.
Gli artigiani Irlandesi ancora oggi riproducono i carnyx, così da rendere ancora possibile ascoltare il loro suono basso e profondo, udibile anche a notevoli distanze.
Il Tin Whistle, o Zufolo di latta, è esattamente ciò che è descritto dalla traduzione italiana: lo zufolo che
viene dato ai bambini come giocattolo. Solo gli irlandesi riescono a fare di questo oggetto un autentico
strumento musicale, il cui utilizzo richiede grande abilità.
Oggi, però, gli strumenti hanno raggiunto una notevole perfezione tecnica. Ogni zufolo copre due ottave e
ha una sua intonazione particolare. Quindi ogni suonatore ha a sua disposizione più di uno strumento e,
per questa ragione, si dice spesso che suona i tin whistle, al plurale.
Uilleann pipes (o Union Pipes o Napìopaì), pronunciata ‘illun’ è la celebre cornamusa irlandese, da distingue con quella scozzese poiché l’aria è spinta attraverso un soffietto sotto la pressione del gomito
del musicista (uilleann in irlandese significa al gomito), mentre i suonatori di cornamusa scozzese utilizzano la bocca. Molti sostengono che le cornamuse Uilleann pipes hanno un suono più commovente e
caldo rispetto a quelle scozzesi, rappresentano la vera anima della musica tradizionale irlandese.
È un cornamusa costituita da un mantice collegata ad una sacca mediante un tubo (in inglese “pipe”) che a sua volta alimenta un chanter sul quale è innestata un’ancia doppia. L’aria è introdotta attraverso un mantice assicurato intorno alla vita ed azionato con il braccio destro. Il mantice non solo solleva il suonatore dal mantenere la pressione costante soffiando nella sacca ma permette di utilizzare aria più secca riducendo quindi gli effetti negativi dell’umidità sulla durata dello strumento e sull’accordatura.
Un’altra differenza è data dal fatto che le uilleann pipes sono suonate in posizione seduta.
Il Fiddle (Violino) è identico al violino utilizzato nella musica classica. Lo strumento può essere suonato tenendolo in diverse posizioni: contro il mento, sulla parte superiore del braccio, sulla spalla o sul petto.
Così come nella musica irlandese esistono diversi modi di suonare il violino, secondo la regione di provenienza. La tecnica violinistica nella regione di Donegal ha influenzato notevolmente la musica
tradizionale irlandese negli ultimi anni, attraverso le scuole, festival e raduni.
L’invenzione della Concertina si deve all’inglese Charles Wheatston che realizzò il primo modello nel 1833 ispirandosi all’organo a bocca dell’Estremo oriente, lo sheng.
Riducendone le caratteristiche si può definire come un piccolo organetto, esagonale od ottagonale, con file di bottoncini da entrambi i lati e dal suono esile e flautato. Esistono due modelli di concertina, largamente usati nella musica tradizionale irlandese: l’anglo e l’english concertina.
Questi strumenti solitamente impostati in due tonalità (come Do-Sol o Re-La), anche se vi è la possibilità di suonare note estranee a queste due scale, ma non per questo lo strumento riesce a suonare in tutte le tonalità.
La Fisarmonica può essere vista come una piccola tastiera trasportabile che si suona in posizione verticale, l’utilizzo di un soffietto interno permette al musicista di allungare e sostenere la durata di note ed accordi.
Deve la sua origine ad un altro strumento tipico della tradizione medievale Irlandese, il Salterio.
Il Salterio è uno strumento musicale a corde, la cui origine risale almeno al 300 a.C. Ci sono molte varianti di questo strumento (uno particolarmente noto è l’harpejii), stante la sua datazione e diffusione in tutto il mondo. Generalmente viene suonato percuotendo le corde con bacchette di legno duro. Si tratta di uno strumento sufficientemente piccolo da essere portatile, quindi molto utilizzato anche per accompagnare il canto.
Il Bodhran (pronunciato “bow-rawn”) è un tamburo che si tiene con una mano e si suona con l’altra per
mezzo di un bastoncino. Sebbene sembri uno strumento semplice da suonare, in realtà richiede
considerevole destrezza ed un infallibile enso del ritmo.
Nel decennio del 1960 vari strumenti a corde, banjo, mandolino e chitarra, sull’ondata del folk revival americano prima e britannico poi entrarono a far parte dello strumentario celtico (nella nuova generazione irlandese e scozzese per poi passare nel decennio successivo ai giovani bretoni).
Il “Bouzouki” arrivato “per caso” nelle mani di alcuni musicisti irlandesi, diventa quello che viene ormai comunemente chiamato irish bouzouki a sottolineare il peculiare strumento nato dalla trasformazione di quello greco.
Le sue caratteristiche sono: il manico più o meno lungo, tastato, la cassa a forma di goccia e il fondo piatto e con 4 coppie di corde.
Il suono è brillante e forte, ma dal volume tale da non coprire gli altri strumenti solisti, e nella musica celtica lo si usa sia in funzione solista che per la melodia e il contrappunto.
La nascita del bouzouki irlandese si colloca nell’ambito della ricerca di nuove possibilità espressive degli strumenti a plettro da parte dei musicisti di area celtica.
Per convenzione oggi viene definito irish bouzouki lo strumento a quattro cori di corde, ed è indubbio il suo legame con la più tradizionale Cetra.
Strumento musicale del medioevo, noto anche con i nomi di organistrum, gironda, symphonia, vielle à roue, formato da una cassa armonica a fondo piatto sulla quale erano tese da quattro a sei corde. Il suono
si ottiene azionando una manovella collegata a una ruota di legno (situata all’interno della cassa armonica) che sfrega le corde: la mano destra agisce sulla manovella, mentre la sinistra pigia una serie di
piccoli tasti, in numero variabile da dieci a quindici, che modificano la lunghezza di due corde, quelle che eseguono la melodia, mentre le rimanenti (corde di bordone) producono un accordo.
Vieni a scoprire i luoghi dell’anima dell’America Latina! Un itinerario in arte tra i colori degli sconfinati paesaggi della Tierra Latina attraverso la mostra di quadri e arazzi a cura dell’ Associazione Culturale e solidale Italia America latina.
Spettacolare! Vieni a vedere lo splendido giardino tropicale allestito in occasione del Festival dell’America Latina!
Perditi tra palme, piante tropicali, colori esotici e fiori dai profumi inebrianti! Giardino a cura di Vivaio Lorenzini.
Imperdibile mostra ispirata alle atmosfere e colori dell’America Latina a cura dell’Associazione Artemisia.
Imperdibile mostra rappresentativa di un viaggio dal mediterraneo fino alla Terra di Fuoco. Un’ eccellente selezione di opere a cura dell’Associazione Artemisia. Maravilloso!
Esposizioni di quadri, sculture, artigianato e laboratori aperti al pubblico, una incredibile mostra dedicata ai suggestivi paesi mediterranei, dalla Grecia alla Francia, dalla Spagna al Portogallo. Un progetto a cura del movimento artistico Go Art Factory!
La cultura Latina verrà rappresentata al Festival dell’America Latina anche da mostre pittoriche di artisti italo-latinoamericani, che proporranno al pubblico i propri capolavori, testimonianza tangibile del patrimonio artistico e folkloristico del Sudamerica.
La moda come veicolo di cultura e tradizione: al Festival dell’America Latina saranno in mostra gli abiti tipici folkloristici dei vari paesi del continente Sudamericano, per immergersi letteralmente negli usi e costumi di Messico, Argentina, Perù, Bolivia e tantissimi altri, tra splendidi colori ed elaborate decorazioni.
Vieni ad ammirare gli splendidi modelli di Sombreros de Panama al Festival dell’America Latina, interamente fatti a mano!
Non perdere la suggestiva mostra fotografica Dalle Ande ai Caraibi, “Volti di MUJER”, a cura di Pintre Onlus in collaborazione con “Latino en Italia”, una mostra che celebra la forza delle donne della comunità latina nel condividere e integrare la cultura del proprio paese in Italia.
Vieni ad assaporare la bevanda degli dei e a scoprire i segreti del mestiere grazie ad un laboratorio interamente dedicato al Cacao al Festival dell’America Latina!
Il cioccolato, considerato un bene di lusso al suo arrivo nell’Europa nel diciassettesimo secolo, aveva addirittura un valore sacro presso i popoli precolombiani dell’America Latina, dai quali proviene.
I Maya furono i primi grandi coltivatori della pianta del cacao e i creatori del nome stesso. La parola “cioccolato” invece avrebbe origini azteche!
Il gustosissimo laboratorio sul cioccolato rivolto al pubblico sarà a cura del Maestro Cioccolataio Argentino Hernan Castro e La via del cioccolato!
Un’esposizione imperdibile al Festival dell’America Latina, una mostra gastronomica di prodotti peruviani tipici:
oltre 8 tipi di mais, oltre 10 tipi di patate, dalla quinoa alla birra del popolo Inca “chicha de jora”.
Un’allestimento a cura dell’associazione culturale Kinto Suyo.
Un’imperdibile mostra gastronomica dedicata ai vari modi di preparare la quinoa nella cucina Peruviana. Un prelibato Show Cooking a cura di Associazione Wanka e lo Chef Billy Huamàn!
Dal piatto tradizionale “Quinoa Atamalada”…
ad insalata e polpette di Quinoa….
per concludere con il dessert: una dolce Mousse di Quinoa!
Non perdere l’ affascinante esposizione di percussioni cubane e brasiliane a cura di La Musica e R.C. Music School, uno spazio dedicato ai ritmi afro-cubani e il loro percorso storico- musicale. Ti aspettano workshops, stage, lezioni aperte. Non perdere l’occasione di iscriverti ai laboratori durante l’evento!
Una straordinaria mostra dedicata alla Spagna! Quadri, sculture, artigianato, laboratori a cura del movimento artistico Go Art Factory con l’esponente e uno dei fondatori Osvaldo Neirotti famoso per i suoi alberi dipinti nella città di Torino!
“Me entenderás… Cuando te duela el alma como a mi”
Imperdibile mostra dedicata a Frida Kahlo, una delle artiste e personaggi più incredibili dell’arte latina a cura dell’Associazione Artemisia. Un’esposizione di opere dedicate al messico e alla iconica pittrice messicana. Opere di Chiara Olmi Rol e Maria Grazia Guglielmi, Daniela Bertani.
Una ricostruzione delle rovine Maya vi sorprenderà all’interno dell’area dell’America Latina all’interno del Festival del Mondo! La bellezza e l’imponenza di questo sito lasciano senza fiato e si imprimono nella memoria di chiunque ci passi vicino. Non per altro sono patrimonio dell’UNESCO.
Sono indumenti molto conosciuti ed ammirati nel mondo occidentale. Negli anni abiti come il kimono sono stati utilizzati non solo in occasioni speciali, ma anche a seconda delle destinazioni d’uso e di chi lo indossa. Indossarne uno rappresenta un’arte complessa e estremamente rituale.
Fedele riproduzione delle statue dei guerrieri appartenenti all’esercito di terracotta, ovvero le famose statue simboliche poste a servire il primo imperatore cinese Qin nell’aldilà e ritrovate nella sua tomba a Xi’an. Il mausoleo, che venne scoperto casualmente da un contadino durante gli scavi nei suoi campi, conteneva più di 3200 soldati di fanteria, costruite simbolicamente per custodire la tomba del primo imperatore.
Riproduzione della grande muraglia cinese fatta costruire dal 215 AC e lunga più di 8000 km. Uno dei simboli della Cina, nonché una delle sette meraviglie del mondo moderno. Questa grande costruzione era stata progettata per affrontare la minaccia esterna dei popoli nomadi del nord, che con i loro saccheggi, infliggevano gravi danni alla produzione agricola, base dell’economia cinese.
L’Oroscopo Cinese oggi attira milioni di persone che ogni giorno lo consultano : nato dall’antichissima tradizione orale cinese intorno al 4000 a.c. , viene fatto risalire ad una leggenda che riguarda il Buddha. Si racconta che quest’ultimo, giunto al termine della sua vita terrena, avesse chiamato, intorno a se, tutti gli animali del mondo : ma al suo appello risposero solo dodici . Per questo Buddha, in premio, assegnò ad ognuno di essi un anno legandoli eternamente allo zodiaco cinese. Dalla tradizione orale si passa poi alla primissima trascrizione avvenuta ad opera di Tao Nao, un ministro di Huang Ti, l’imperatore nato nel 2704 a.c. Allo stesso imperatore viene fatto risalire, nel 1637 a.c., il primo calendario lunare e introducendo, per la prima volta, un ciclo zodiacale della durata di 60 anni, a sua volta suddiviso in cinque cicli della durata di dodici anni . Ogni anno del sotto-ciclo di dodici corrisponde a un animale, mentre ognuno dei cinque sottocicli corrisponde ad un elemento che sono Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua. Ricordiamo che il calendario cinese fa coincidere l’inizio del mese con il primo giorno di Luna nuova.
Con la riproduzione di un villaggio in stile giapponese, vi proponiamo un viaggio virtuale nella tradizione orientale. Potrete infatti esplorare la tipica abitazione nipponica, ricreata nei suoi spazi interni ed esterni, con un laghetto Koi e un giardino Zen. Non soltanto uno spazio strutturale, ma anche interattivo, popolato da personaggi tipici che vi permetteranno di conoscere da vicino gli usi ed i costumi, attraverso esperienze come la vestizione del Kimono, la Cerimonia del Tè Cha No Yu, lo Shodo, gli origami e molto altro ancora.
Al Festival dell’Oriente potrete scoprire non soltanto gli aspetti della tradizione culturale giapponese, ma anche quelli religiosi e spirituali. Sarà presente infatti un’area Zen, con all’interno la riproduzione di un piccolo tempio scintoista, animato da monaci immersi nelle attività classiche della spiritualità giapponese: dalla meditazione zen alle pratiche che rappresentano un connubio tra arte e religione, come la pittura Sumi-e o l’Ikebana.
Riproduzione di un tradizionale Dojo giapponese, ovvero un tradizionale luogo di allenamento di arti marziali, dove si instaura un rapporto molto profondo e personale con l’arte stessa. È il luogo (jo) dove seguire la via (do), dove si concretizza la perfetta unione tra la mente (zen) ed il corpo (ken).
La katana è la tradizionale spada giapponese che utilizzavano i guerrieri samurai. Si differenzia molto dalle spade tipicamente europee per la forma curva ed il taglio su un solo lato. L’elsa allungata permetteva l’utilizzo a due mani, che ancora oggi è il modo di utilizzo tipico per sferrare fendenti. Il tipo di acciaio utilizzato e la procedura di forgiatura che i maestri hanno tramandato per secoli ne hanno fatto probabilmente le spade migliori nella storia, alcuni esemplari oggi hanno un valore inestimabile, dovuto sia alla qualità e fama del suo creatore o anche del proprietario, tipo alcuni grandi samurai o shogun, ma anche per la forma e decorazioni che ne fanno dei veri capolavori d’arte.
Il Torii è il tradizionale portale d’ingresso giapponese nato come rappresentazione di un’antica leggenda giapponese, secondo la quale la Dea del Sole Amaterasu attraversò un Torii sacro per abbandonare la Terra durante un’eclissi solare e lo attraversò nuovamente per fare ritorno sul nostro pianeta una volta conclusasi. Sembra inoltre che i Torii un tempo avessero la funzione di ospitare sulla loro cima i Galli sacri dalla lunga coda, considerati i messaggeri di Dio.
Dal Giappone feudale la figura dei guerrieri samurai è giunta fino a noi, grazie alla loro storia fatta di onore, fedeltà e abilità nel combattimento con la spada. Il più famoso di questi guerrieri è unanimemente riconosciuto essere Miyamoto Musashi, un Ronin (ossia un samurai vagabondo) che ha affrontato nella sua vita decine di duelli mortali, senza mai conoscere sconfitta, grazie alla sua abilità e tattica di combattimento che lo hanno fatto diventare una leggenda. È stato un innovatore nel campo della strategia e approccio mentale al duello ed una volta smessi i panni del guerriero si è dedicato all’insegnamento, alla pittura ed alla scrittura di opere di successo.
Il mito dei 47 Ronin rivive al Japan Festival grazie ad una mostra dedicata ed alla riproduzione di alcune delle tombe di questi guerrieri che sono entrati nella storia e portati alla ribalta del grande pubblico grazie ad un recente film di successo. La storia parla di una questione di onore e vendetta portata fino alle estreme conseguenze, ovvero di un gruppo di 47 ronin (guerrieri rimasti senza padrone) che decidono di vendicare la morte del loro signore cui erano fedeli, che 2 anni prima era stato condannato al suicidio rituale per avere reagito alle continue offese di un emissario dello Shogun. Il gruppo riuscirà nel suo intento, offrendo la testa dell’emissario alla tomba del loro signore, consapevoli che saranno condannati ad essere uccisi. Il loro atto di onore e fedeltà fu comunque riconosciuto con la concessione del Seppuku, l’atto del suicidio rituale riservato alle grandi ed onorabili personalità. I loro corpi furono infine sepolti a fianco del loro signore nel tempio Sengaku-ji, meta ancora oggi di migliaia di visitatori ogni anno.
Tutto il fascino e mito dei famosi Samurai rivive in questa mostra di alcune armature tipiche che indossavano questi guerrieri, addestrati, oltre che nel combattimento con la spada, a seguire un rigido codice d’onore che li vincolava al servizio e fedeltà totale verso un signore ed il suo feudo. La bellezza di queste armature risiede nella forma e colore degli elementi articolati di cui era composta e che coprivano i punti vitali dagli attacchi delle katane avversarie.
L’elemento sicuramente più particolare ed affascinante delle armature dei samurai giapponesi è sicuramente costituito dall’elmo, di forma e con elementi diversi uno dall’altro ed ornato da ampie falde ricurve o corna. Sul volto una maschera a protezione con spesso raffigurata una smorfia minacciosa e decorazioni atte ad intimorire l’avversario. In mostra potrete ammirare alcuni splendidi esempi di elmi tipici del periodo Edo.
L’arte di piegare la carta nasce nella Cina del primo secolo dopo Cristo, da qui si diffuse in Giappone, dove trovò il suo terreno ideale. Per gli orientali, in particolare per i giapponesi, l’origami ha un profondo significato simbolico e religioso, la bellezza e la fragilità dell’origami rappresentano, nello shintoismo, il ciclo vitale e la fine di ogni cosa, finalizzata ad una continua rinascita.
In mostra al Festival dell’Oriente diverse creazioni, dalle più comuni come rane e uccelli, alle più fantasiose e colorate.
Il ventaglio era originariamente utilizzato in guerra con una duplice valenza, sia come strumento di trasmissione di segnali, sia come arma, per via delle sue stecche in ferro. Col passare del tempo diventò così popolare per tutti i ceti, che venne promulgata una legge che ne limitava i decori, per differenziare quelli destinati ai nobili da quelli usati più comunemente.
Sono una delle espressioni più diffuse ed apprezzate nell’arte decorativa giapponese, coi loro colori delicati e i motivi che vanno da rappresentazioni floreali a paesaggi o riproduzioni sulla storia del Giappone.
Una mostra rappresentativa di uno dei più bei paesi del mondo. Un viaggio all’interno della cultura nipponica, delle meraviglie, della natura e delle sue tradizioni raccontate attraverso fotografie ricche di suggestione e fascino. Dagli aspetti più lampanti a quelli più nascosti, da scoprire. Un paese così profondamente diverso rispetto a ciò cui siamo abituati in Europa, che non può non affascinare.
Sono oggetti che fanno parte pienamente delle vita quotidiana giapponese. Le bambole imperiali vengono disposte su una piattaforma di sette gradini, con imperatore e imperatrici nelle parti più alte, abbigliati con abiti tradizionali, mentre nei gradini più bassi sono presenti le dame di corte, ministri, musicisti e i samurai.
L’antica arte Bonsai (dal giapponese “albero coltivato in vaso”), così come quella del Suiseki (“pietra lavorata dall’acqua”), ha avuto origine in Cina diffondendosi successivamente in Giappone. I giapponesi nel corso dei secoli ne hanno sviluppato l’aspetto estetico-filosofico, cercando così di dare ai propri piccoli alberi (o alle pietre, nel caso dei Suiseki) lo stesso potere evocativo-emozionale che si può percepire venendo a contatto con la natura, gli alberi e le montagne.
Un’area dedicata a questo splendido paese ed ai suoi aspetti più tipici e tradizionali. Potrete conoscere l’India sia attraverso le sue espressioni culturali, come ad esempio i meravigliosi abiti tipici o gli affascinanti panorami immortalati in una suggestiva mostra fotografica, ma anche attraverso i suoi aspetti spirituali, con aree dedicate alle numerose religioni che caratterizzano il popolo ed il territorio Indiano.
Al Festival dell’Oriente sarà presente l’Unione Induista Italiana, con un’intera area dedicata alla cultura religiosa induista, con spazi destinati al raccoglimento e alla meditazione, aspetti da sempre caratteristici per le filosofie orientali. Inoltre potrete trovare la riproduzione di fontane tradizionali e di templi storici come il Taj Mahal, il palazzo della corona, considerato uno degli edifici più celebri dell’architettura musulmana e dal 2007 inserito delle sette meraviglie del mondo.
In occasione del 150° anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, l’Unione Induista Italiana – Sanatana Dharma Samgha, propone una mostra fotografica che ne ripercorre i momenti salienti della vita e le tappe del suo strenuo impegno in difesa del principio della non violenza e della verità come forze del bene comune.
Mahatma Gandhi affermò che:
“La pace è frutto della nonviolenza. Non è nonviolenza il limitarsi ad amare chi ci ama. Nonviolenza è amare chi ci odia. So quant’è difficile seguire questa suprema legge dell’amore. Ma non son forse tutte le cose buone e grandi difficili a realizzarsi?”
La mostra fotografica sarà anche l’occasione di confronto e di dibattito, tra tradizione e modernità, offrendo spunti di riflessione sulle sfide che la società di oggi pone di fronte a noi donne e uomini alla ricerca di senso.
Capolavoro dell’architettura musulmana in India e patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, questo meraviglioso mausoleo venne fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Moghul Shah Jahan, in memoria della moglie preferita Arjumand Banu Begum, meglio conosciuta come Mumtaz Mahal. Data la sua straordinaria bellezza, nel 2007 è stato inserito fra le nuove sette meraviglie del mondo.
Quella di Fabrizio Crippa è una vera e propria sfida, il cui obiettivo è quello di riuscire a trasformare in immagine digitale quello che si concretizza nella sua mente. La sua fotografia vuol cercare di far vedere ciò che l’occhio umano non arriva a cogliere nel dettaglio e con questa mostra possiamo cogliere i caratteri più tradizionali del paese, un viaggio alla scoperta dei luoghi, della bellezza e delle incantevoli tradizioni indiane.
È un’abitazione mobile adottata da molti popoli dell’Asia. Il vantaggio di questo tipo di abitazione, oltre essere ecosostenibile, può essere anche smontata, spostata e assemblata in tempo relativamente breve, adattandosi quindi a uno stile di vita nomade. È composta da diversi strati di tessuto e feltro di pura lana, utilizzati per creare l’isolamento tecnico necessario per vivere nella steppa, con temperature che possono raggiungere i 40° in estate e i -40° in inverno. Inoltre, la sua forma circolare previene ogni incidente causato dal vento.
Pragmatici e grandi viaggiatori, i mongoli hanno adattato il loro abbigliamento al rigido clima dell’altopiano.
Sia gli uomini che le donne vestono abiti larghi e lunghi fino al polpaccio con bottoni sul lato destro, chiamati del. Questi abiti presentano lunghe e larghe maniche e colletti alti, che forniscono un’ottima protezione dal freddo. Una cintura attorno alla vita ha sia uno scopo estetico che una funzione chi la indossa appare elegante e allo stesso tempo ottiene un utile sostegno durante le lunghe cavalcate. Solitamente si possono trovare delle decorazioni sugli orli, sull’apertura delle maniche e sui colletti.
Quando si tratta della scelta dei colori, gli uomini mongoli preferiscono il blu e il marrone, mentre le donne di solito scelgono una più vasta gamma che comprende il rosso, il rosa, il verde e il celeste. Può darsi che le donne mongole scelgano colori che sono spesso luminosi e vivaci, che riflettano il loro temperamento estroverso.
In quanto cavalieri nomadi, i mongoli vestono abiti che riflettono il loro amore per le praterie, e che al contempo li proteggono dalle intemperie. I cappelli sono pezzi unici e fonte di gioia nel guardaroba di una donna mongola. Questi copricapi variano in base all’età della donna, alla regione e al suo stato sociale. Molti dei cappelli mongoli sfoggiano decorazioni fatte di corallo rosso, agata o turchese. Nonostante l’ottenere le pietre sia un lungo e faticoso processo, le donne mongole amano collezionarle ad una ad una, e i loro copricapi diventano sempre più ornati, come dei capolavori viventi.
Le calzature tradizionali del popolo mongolo sono gli stivali con la punta rivolta in alto, chiamati gutul. La punta rivolta verso l’alto è significativa nell’indicare il rispetto che essi portano alla natura, infatti in questo modo evitano di “ferire” la terra e calpestare i piccoli animali che la popolano. La natura e gli animali hanno una valenza sacra per i mongoli
Immagini di viaggio fra le bellissime isole delle Filippine, per mostrare a tutti questo straordinario paese, pieno di grandi bellezze ancora poco conosciute in Italia. I fantastici luoghi, le tradizioni e la cultura di questo Paese ancora tutto da scoprire saranno messi in luce e spiegati durante la mostra.
La capanna Nipa è un tipo di palafitta caratteristico della maggior parte dei popoli che abitano le zone alluvionali e di pianura delle Filippine. Nella sua costruzione si impiegano prevalentemente il bambù, le foglie di palma di cocco o di nipa. Le capanne Nipa hanno la capacità di essere ventilate da quattro lati oltre che dal pavimento, hanno un tetto ad imbuto rovesciato che regge a piogge monsoniche e che favorisce la fuoriuscita dell’aria calda e del fumo del riscaldamento o della cucina. Spesso sono considerate come icone dell’antica cultura rurale filippina.
La Maria Clara è un abito tradizionale indossato dalle donne filippine. L’abbigliamento tradizionale è composto da quattro componenti in particolare; il saya (un abito lungo), il tapis (una gonna lunga fino al ginocchio), la camisa (una chemise senza collo) e il panuelo (una sciarpa rigida). Un altro indumento tradizionale delle Filippine è il Tagalog Barong normalmente indossato dagli uomini durante le occasioni speciali. Conosciuto anche come Baro, il Barong Tagalog presenta una lunga camicia formale decorata con ricami. L’abbigliamento è stato reso popolare dal presidente Ramon Magsaysay che indossava il Baro nella maggior parte delle funzioni statali.
Un famoso ed importante monumento buddhista Mahāyāna, risalente circa all’800 d.C. situato in Indonesia, nella parte centrale dell’insola di Giava, e patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Un edificio grande ed imponente come una montagna e pilastro della cultura indonesiana.
Al festival dell’oriente troverete una fedele riproduzione, costruita minuziosamente in ogni dettaglio, per farvi assistere ad una delle attrazioni più belle e visitate di tutta l’Indonesia.
Una mostra fotografica che racconta l”Indonesia in tutte le sue molteplici sfaccettature, cogliendo i caratteri più tradizionali del paese.
I molteplici usi e i costumi, l’antica cultura e i luoghi da sogno vissuti attraverso l’occhio del fotografo che vi faranno immergere all’interno di questa magica nazione.
Molti rituali della vita balinese ruotano intorno al riso: dalle offerte quotidiane agli dei per invocare fertilità, al riso posto sulla fronte come protezione per la giornata. Dall’immagine dei contadini curvi che si apprestano a raccoglierlo, a quello utilizzato in cucina.
Se pensi all’Indonesia non puoi immaginarti questo paese senza immaginarti le sue spettacolari e suggestive risaie a terrazza.
L’Indonesia non ha solo una cultura antichissima e variopinta ed una ricca tradizione di usi e costumi differenti tra loro, ma vanta anche infiniti paesaggi che conquisteranno i vostri sensi e la vostra immaginazione. Inebrianti profumi, vividi colori e vedute mozzafiato.
Sicuramente la parte religiosa è uno dei aspetti più affascinanti della cultura giapponese ed i tipici templi buddhisti sono meta di migliaia di visitatori e fedeli ogni giorno. All’ingresso di questi edifici troviamo solitamente una grande campana che un monaco suona grazie ad un pesante palo sospeso. Al Festival dell’Oriente verrà riproposto questo rito con una di queste campane.
Uno squarcio della tradizione spirituale più profonda e toccante di uno dei paesi più ricchi di storia e cultura. Un viaggio negli usi e costumi religiosi dello Sri Lanka attraverso la fedele riproduzione di un autentico tempio Buddhista, nel quale i monaci Cingalesi saranno a disposizione del pubblico per condividere con loro la propria conoscenza e saggezza nonché intensi momenti di preghiera e benedizione.
Trovate risposta alle vostre domande! Semplicemente ponetevi una domanda, dinnanzi a voi decine di bastoncini su cui è inciso un numero, prendetene uno e leggete il numero impresso. Quindi recatevi all’albero delle risposte sui cui rami saranno affissi fogli contenenti le risposte alle vostre domande. Al numero di bastoncino corrisponderà il numero della risposta alla vostra domanda.
Grazie alla presenza deI grandI artisti di fama internazionale Jung Sung Am e Kim Su Young, direttamente dalla Corea, sarà possibile conoscere ed avvicinarsi ad un vero e proprio laboratorio rappresentativo delle maschere più rappresentative della Corea, le famosissime “Ha Hae” intarsiate nel legno. Jung Sung Am e Kim Su Young sono considerati tra gli artisti coreani più famosinel mondo! Queste maschere vengono prodotte a Seoul da oltre 40 anni, la loro produzione è fatta rigorosamente a mano utilizzando legno Tilia, essiccato per oltre un anno. Un’occasione, questa, assolutamente da non perdere, per assistere dal vivo alla creazione di una delle più antiche e belle tradizioni della Corea!
Vestire l’Hanbok non sarà più solamente un sogno! Per la prima volta in Italia, grazie alla presenza di “Hanbok Shop”, questo tipico abito coreano sarà a disposizione di tutto il pubblico del Festival dell’Oriente che avrà voglia di provarlo e, perchè no, di farsi scattare foto per ricordare per sempre questo momento! Un abito che combina bellezza e praticità, molto usato fino agli anni ‘60 e poi diffuso anche in Occidente. Un’occasione da cogliere al volo! Al vostro arrivo al Festival dell’Oriente seguite le indicazioni sulla piantina che troverete all’ingresso e recatevi all’area culturale della Korea. Qui troverete addetti all’area che vi mostreranno come indossare l’Hanbok.
Un’altra prima assoluta al Festival dell’Oriente!
Le prime bambole coreane sono immagini in terracotta. Con lo sviluppo della civiltà moderna, le bambole persero il loro connotato simbolico di figure magiche diventando oggetti per il gioco e per l’apprezzamento estetico. Di conseguenza l’aspetto decorativo è diventato più importante ed esse vengono principalmente usate come giocattoli o come ornamenti rappresentative degli aspetti e stili di vita coreani.
Al Festival potrete ammirare l’esposizione di queste tenerissime creazioni nelle loro espressioni di buona educazione e grazia.
Nell’area dedicata alla Korea troverete un’interessante mostra dedicata ai principali strumenti musicali della tradizione.
Il changgu un tamburo con un corpo a clessidra e due estremità ricoperte di cuoio. Strumento della musica contadina. Il hyangp’iri che gioca un ruolo guida nei concerti, il sep’iri, il t’aep’yŏngso utilizzato per la musica buddista e quella contadina, il taepyeongso strumento a fiato e tanti altri che potrete ammirare da vicino nella mostra dedicata.
La ceramica coreana appare nelle culture del Paleolitico, sono forme semplici, con leggeri rilievi che facilitano la presa. Basti pensare che la ceramica cinese deriva proprio da quella della Korea!
Ebbene al Festival dell’Oriente all’interno dell’area culturale coreana potrete trovare alcuni vasi in ceramica provenienti direttamente dalla Korea.
A differenza dei ventagli occidentali, i ventagli tradizionali coreani mettono in risalto la bellezza delle linee più semplici. Il ventaglio piatto è fatto di carta e di bambù. I ventagli erano già in uso nella penisola coreana attorno al terzo o quarto secolo a.C.
Con l’invenzione della carta i ventagli coreani divennero opere d’arte con una varietà di forme e di tecniche. Tanto che i possessori ingaggiavano famosi artisti o scrittori per far dipingere sui ventagli paesaggi, opere calligrafiche o poesie. Potrete ammirare la bellezza di queste opere direttamente al Festival dell’Oriente ove troverete una mostra dedicata ai ventagli koreani ed alla loro storia.
Composizioni artistiche realizzate dagli Stonce Balancer con l’utilizzo di semplici pietre dall’estetica singolare e affascinante, poste in un equilibrio che pare impossibile. Dietro questa attività, apparentemente modesta, si cela una disciplina millenaria del Buddhismo giapponese, strettamente collegata con la pratica Zen.